L’intervento per l’impianto di una protesi di spalla è sempre più diffuso ed è indicato quando le strutture che compongono l’articolazione sono irrimediabilmente usurate e deformate.
Questa condizione causa dolore e limitazione nei movimenti.
L’intervento di protesi di spalla è certamente meno comune rispetto a quello al ginocchio o all’anca, ma il numero di protesi di spalla impiantate è cresciuto negli ultimi anni.
Ciò è sintomo della diffusione di tecniche e materiali chirurgici in questo campo e del fatto che questo stia diventando un intervento di routine anche se estremamente complesso.
La chirurgia protesica di spalla
L’articolazione della spalla è composta da
- Omero
- Scapola
- Clavicola.
La testa dell’omero è di forma sferica e si “incastra” nella cavità glenoidea, una superficie poco profonda della scapola.
Tutta la superficie ossea è ricoperta dalla cartilagine articolare, elastica e molto resistente, che protegge le ossa e ne consente il movimento e dalla membrana sinoviale che ricopre le superfici e normalmente produce del liquido che lubrifica la cartilagine evitando sfregamenti fra le ossa.
In presenza di un danno alla spalla di qualsiasi natura, potrebbe essere necessaria la sostituzione protesica delle parti danneggiate.
La procedura consiste in un intervento chirurgico vero e proprio che prevede l’inserimento di protesi laddove vi sono lesioni irreparabili.
In una visita preliminare il chirurgo concorda con il paziente la metodologia di intervento in base alle sue esigenze, condizioni e aspettative e si definisce il tipo di protesi da impiantare.
Al momento dell’intervento, si esegue un’incisione della regione anteriore della spalla e il chirurgo provvede a rimuovere la porzione ossea rovinata e a preparare la parte ad accogliere la protesi.
La procedura si esegue in anestesia locale ma per garantire maggior comfort al paziente può essere associata una sedazione (anestesia combinata).
La durata media è di 60 minuti e richiede una degenza ospedaliera di 3-5 giorni, dati variabili a seconda delle condizioni del paziente.
Protesi di spalla: il pre e post-operatorio
Perché il medico chirurgo possa eseguire una diagnosi corretta della situazione dell’articolazione e possa programmare al meglio l’intervento, al momento della prima visita richiederà alcuni accertamenti come:
- RX della spalla
- TC della spalla
- Risonanza magnetica della spalla
Come per ogni altro intervento, il paziente deve informare il medico della propria condizione clinica, affinché venga scelta la giusta anestesia e il giusto trattamento.
Il paziente ha anche il compito di mettere il medico al corrente dei farmaci che assume e, se necessario e consigliato dal dottore stesso, talvolta deve sospenderne l’assunzione prima dell’intervento.
Anche la preparazione a casa è importante, apportando lievi ma significative modifiche al proprio stile di vita prima dell’intervento, il periodo di recupero risulta più facile.
Prima di sottoporsi all’intervento è consigliabile che il paziente chieda a qualcuno di aiutarlo per i primi giorni in seguito all’operazione.
Nei primi tempi, infatti, si ha bisogno di qualcuno per compiere anche la più piccola delle azioni quotidiane, ma anche per svolgere gli esercizi di riabilitazione.
Per quanto riguarda la ripresa, la mobilizzazione della spalla inizia dal giorno dopo l’intervento e sotto supervisione di un fisioterapista.
Generalmente il paziente deve indossare un tutore per un mese dall’intervento e rimuoverlo solo momentaneamente durante la fisioterapia, eseguita a livello ambulatoriale.
Per quanto riguarda il dolore, è moderato e facilmente trattabile con antidolorifici e la ripresa delle normali attività è garantita a partire da due mesi dopo l’operazione, mentre il ritorno al lavoro è variabile a seconda del lavoro svolto.
I diversi tipi di protesi
Solitamente le protesi alla spalla sono formate da una sfera in metallo e da una parte cava in materiale plastico e, anche se vi sono più tipologie di protesi alla spalla, queste due rimangono invariate per qualsiasi tipo di protesi.
A seconda della condizione clinica del paziente, le componenti possono essere impiantate insieme o separatamente e il tipo di materiale delle componenti (componente cementata o non cementata) viene scelto in base alla qualità ossea.
La protesi può riguardare solo la testa dell’omero (endoprotesi) oppure essere una protesi totale, che va a sostituire sia la testa dell’omero sia la parte glenoidea.
L’endoprotesi è consigliata dai chirurghi nel caso di gravi fratture della testa omerale, ma anche nel caso di artrosi che non coinvolge la glenoide o di spalle con osso della glenoide molto indebolito.
Con una protesi totale di spalla, invece, il chirurgo provvede a una totale sostituzione delle superfici articolari danneggiate, tanto che i pazienti affetti da artrosi di spalle e tendini della cuffia dei rotatori sono i candidati migliori alla sostituzione totale.
Esistono protesi protesi anatomiche o inverse.
La protesi anatomica sostituisce le strutture dell’omero e della scapola cercando di riprodurre e imitare la naturale anatomia delle parti lesionate.
In questo caso si utilizzano una “coppa” per la tasca della scapola e una “palla” per la testa dell’omero.
Negli ultimi decenni sono state messe a punto le protesi di rivestimento e le protesi emicefaliche.
Si tratta di componenti omerali più conservative e utili quando il danno all’articolazione non è molto esteso e la consistenza ossea è soddisfacente.
Queste protesi sono state ideate al fine di “sacrificare” una porzione ossea minore e possono essere impiantate nei soggetti più giovani.
In tal modo, in caso di usura delle componenti, rimane aperta la possibilità di convertire, in un secondo momento, tale protesi in una sostituzione totale della spalla.
Un altro tipo di protesi alla spalla è la cosiddetta sostituzione di spalla totale inversa.
La protesi inversa
La protesi inversa prevede che la “coppa” e la “palla” che compongono la protesi vengano posizionate in maniera invertita.
La sfera viene impiantata sull’osso della glenoide e la parte cava sull’osso del braccio.
La protesi inversa viene utilizzata principalmente in caso di:
- Grave lesione alla cuffia dei rotatori
- Artropatia da cuffia, ovvero grave artrosi da rottura della cuffia dei rotatori
- Fallimento di una protesi precedentemente impiantata
La protesi inversa consente di utilizzare in maniera diversa i muscoli che permettono di muovere il braccio anche in seguito a gravi lesioni ai muscoli della cuffia dei rotatori.
Nel caso di questi pazienti, infatti, una tradizionale sostituzione totale della spalla potrebbe comunque causare dolore e difficoltà dell’alzare il braccio oltre 90°, il che è molto debilitante.
In questo modo il paziente è in grado di sollevare il braccio con tranquillità anche se la cuffia dei rotatori è irrimediabilmente danneggiata.
Protesi di spalla: quando è indicato l’intervento?
L’impianto di una protesi di spalla è consigliato quando le strutture dell’articolazione sono usurate, deformate a causa di più fattori (trascorrere del tempo, traumi …) e causano dolorelimitando i movimenti.
Ciò che frequentemente porta all’inserimento di una protesi è l’artrosi in tutte le sue forme patologiche e altre patologie legate all’invecchiamento o a traumi severi e lussazioni ripetute a carico dell’articolazione che causano lesioni irreparabili.
I casi più diffusi sono:
- artrosi gleno-omerale, la scomparsa dello spazio fra l’omero e la scapola che provoca la deformazione delle superfici ossee
- artrosi eccentrica, in seguito a una lesione massiva della cuffia dei rotatori
- malattie reumatiche
- necrosi della testa omerale, che causa la degenerazione della testa dell’omero perché non riceve sangue
- fratture
- danni – gravi – a carico della cuffia dei rotatori e dei muscoli interessati
Se si accusa, quindi, una di queste condizioni è importante rivolgersi a un medico specialista che pondera adeguatamente la decisione riguardo una protesi basandosi su
- sintomatologia
- zona danneggiata e grado di compromissione delle funzionalità
- età e condizioni di salute del paziente
- esigenze professionali e sociali del paziente.
Quindi si consiglia la chirurgia prostetica a coloro che convivono con dolore severo e debilitante all’articolazione, che si manifesta in ogni momento e influisce negativamente sulla vita di chi ne soffre.
È una procedura pericolosa?
L’intervento è sicuro e, infatti, le complicazioni nel caso di protesi alla spalla sono rare.
Le eventuali complicanze vengono elencate al paziente prima che questo si sottoponga all’intervento e sono comuni a quelle di tutte le altre procedure chirurgiche.
- Infezione e/o emorragie
- Problemi di mobilizzazione delle protesi
- Dislocazione delle componenti
- Danneggiamento di un nervo o vasi sanguigni
Anche se è qualcosa di eccezionale che una di queste condizioni si verifichi, qualora dovesse capitare c’è la necessità di controllare scrupolosamente l’articolazione e potrebbe essere inevitabile ri-operare il paziente per risolvere il problema.
Protesi alla spalla: come proteggere i risultati ottenuti
Subito dopo l’operazione di impianto della protesi alla spalla è bene sapere cosa fare e cosa no, in quanto il successo della chirurgia dipende non solo dalla bravura del chirurgo, ma anche dal modo in cui ci si prende cura di sé stessi.
L’attenzione da porre anche nei più piccoli gesti non è da porre solo nei primi tempi, ma deve diventare un’abitudine (anch’essa quotidiana) che abbia come fine il mantenimento della propria salute.
Al rientro a casa
- Non si deve usare il braccio per darsi slanci (alzarsi dal letto o dalla sedia …)
- Non sollevare di molto il braccio interessato (recuperare oggetti dagli scaffali …)
- Seguire il programma di riabilitazione con costanza e con la frequenza indicata dal fisioterapista
- Non abusare sin da subito della spalla (specialmente per le prime 2-4 settimane)
- Non praticare sport di contatto o attività che richiedono sollecitazioni continue a carico dell’articolazione
- il braccio non va posizionato in posizioni estreme per le prime 6 settimane.
Anche tempo dopo l’esecuzione dell’intervento è importante
- Continuare con esercizi regolari e seguiti per mantenere la giusta mobilità della spalla
- Evitare cadute e infortuni
- Effettuare visite di controllo annuali.
Per conservare al meglio la protesi è inoltre necessario seguire i consigli del proprio chirurgo con attenzione.
Mediamente una protesi alla spalla può anche durare 20 anni, tutto sta nel modo in cui la si preserva.
Dott. Alberto Vascellari – Ortopedico e Traumatologo dello Sport
[Fonte: DossierSalute.com]